martedì 22 aprile 2014

IL CULTO DI SANTA LUCIA TRA ORIENTE E OCCIDENTE. LA SPECIFICITÀ IN ERCHIE



   
 



                                                                                                                Di Giacomo Carito*


1.        Il sindaco Giuseppe Margheriti ha sottolineato “È la meta che dà significato al viaggio iniziato due anni fa e i bravi marinai non nascono da mari tranquilli. Il gemellaggio con Siracusa ha significato, sicuramente, una crescita concreta sia culturale che economica, è stato un modo per entrare in contatto più da vicino, con realtà sociali diverse, con differenti abitudini, tradizioni, musiche, cibi, necessità ed aspirazioni. Auguro a tutti gli ercolani, ai cari amici che giungeranno dalla Sicilia, dal Veneto e dalla Nostra Puglia, e a quanti vorranno essere con noi, di poter trascorrere ore serene e godere di un clima di fede, cultura e tradizione”. Anche don Franco Candita, delegato vescovile cui è commessa la cura del santuario, non ha mancato di rimarcare la specificità della festa di primavera nel senso dell’accoglienza “Con occhi ancora la visione di tante presenze di giovani e adulti, di uomini e donne che con fede in tantissimi hanno venerato le sacre reliquie qui trasportate da Siracusa nello scorso anno”.

2.                Con ciò, si direbbe, si riscopre il senso profondo del culto di santa Lucia in Erchie che si sbaglierebbe a collocare nel contesto di una società chiusa, economicamente e geograficamente e perciò relativamente estranea a stimoli esterni. Il mondo rurale, al contrario, conosce una serie di spazi che, se pur in modo non specifico, sono destinati ai contatti e agli scambi. Questi luoghi d’incontro e comunicazione sono anzitutto la chiesa e la piazza in cui hanno sede le fiere (la Fiera di santa Lucia) e i mercati, quasi sempre legati a festività religiose, occasioni sia di scambi commerciali sia di contatti con membri di altre comunità in occasione di pellegrinaggi diretti al santuario del luogo. Il culto, il sacro, segno di universalità e legame col divino, si particolarizza e determina nell’esteriorità dello scambio e dell’incontro.
3.                Grazie alla chiesa, il mondo, anche nei suoi pervertimenti, aveva un senso e una coerenza. La religione non solo metteva, in comunicazione il paese con le vaste forze soprannaturali e naturali che reggono il cosmo e le anime, ma anche col passato e il presente del territorio la cui storia si confondeva quasi con quella della religione cattolica.I santi vengono sottratti alla penombra delle chiese perché osservino con i loro stessi occhi la siccità che affligge i fedeli e per sentire da vicino le loro preghiere. I gesti e le parole devono essere ripetitivi perché possano essere efficaci, devono avere la forma e la lingua del passato…Né l’individuo né la società sono indipendenti dalla natura e questa, anche quando viene insistentemente negata dalla cultura, finisce immancabilmente con l’imporsi e trionfare su quest’ultima condizionandone la tessitura simbolica” (C. Giuffrida).

4.                Tutto ciò è necessario per capire come è bene evitare impostazioni impressionistiche della locale vita religiosa in cui non mancano, peraltro, riferimenti simbolici all'unità delle chiese attraverso il culto per santa Lucia che rappresenta, potremmo dire, un momento di pace ecumenica tra le comunità greca e latina di Erchie.
Comunità di rito greco dovevano essere attive in quest’area almeno dal grande episcopato di Teodosio. … E’  accertato che i rapporti tra monaci dell'Oriente e del Salento furono più stretti a partire dal IX secolo.

5.                Il culto tributato a Santa Lucia da chi desiderava guarire dai disturbi della vista si allacciava sia alla forma di tortura patita dalla santa prima del martirio, l’accecamento, sia al gioco di parole tra il latino “lux” cioè luce e il nome proprio Lucia, trasformando la santa in colei che è apportatrice di luce, per volontà del destino riflessa nel nome. Si tratta di un procedimento che, in Erchie, utilizza il vescovo Lucio Fornari (1601-18) nell’epigrafe per la quale fissa la memoria degli interventi effettuati, a proprie spese, il 1605 a vantaggio del santuario.

6.                Oltre al 13 dicembre, giorno in cui ricorre la memoria liturgica secondo il calendario romano, ad Erchie si è soliti celebrare la festa civile della santa siracusana, il secondo giovedì dopo Pasqua di ogni anno.  È antica la tradizione cristiana secondo cui le memorie dei santi martiri erano venerate particolarmente nel tempo pasquale, periodo in cui la chiesa celebra la vittoria di Cristo sulla morte. La doppia festività in Puglia si colloca, parrebbe, a copertura dell’anno agrario; l’una per il periodo autunnale - invernale, l’altra per quello di primavera-estate. …
7.                I secolari pellegrinaggi della perdonanza primaverile di santa Lucia, ossia l’usanza di recarsi al Santuario, confessarsi e chiedere perdono per i peccati offrendo come attestazione di fede il pellegrinaggio stesso, cominciano il II giovedì dopo Pasqua, si intensificano durante quelli successivi e le domeniche del periodo pasquale, intrecciandosi durante il periodo primaverile con le visite ad altri santuari vicini: San Cosimo alla Macchia ad Oria il V giovedì dopo Pasqua e Madonna della Croce a Francavilla Fontana il VI giovedì dopo Pasqua…  Lucia rischiara le luci dell’inverno e le incertezze sull’anno che verrà; con pienezza di simbolismo, nella sua notte, i fuochi spengono il buio.

                                 *(Direttore dell'Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Brindisi)

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