mercoledì 3 agosto 2011

Morire per la pace nel mondo: in Afghanistan i morti italiani sono 41


 
Si ripete nuovamente la stessa scena all’aeroporto militare di Ciampino, qualche uomo in giacca e cravatta per rappresentare lo Stato Italiano cammina a passo spedito verso l’aereo che riporta in patria una salma. E’ la salma dell’ennesimo giovane partito sorridente e tornato in Italia all’interno di una cassa da morto.

L’emozione, l’orgoglio, la funzione di stato per i signorotti delle istituzioni e dopo la funzione privata. Di tutto questo, cosa rimane? Nulla. Se non il dolore di una madre, di un padre, di un fratello, una sorella, un parente, un amico che non riabbraccerà più un suo caro. Ma la domanda è: perché tutto questo? Il dolore stampato sulla faccia del politico di turno che accoglie l’ennesimo caduto ci lascia un po' perplessi. Perché alla vista di quelle immagini un normale telespettatore dovrebbe farsi una domanda : “Condivido il dolore per un figlio della patria ammazzato ingiustamente ? Spesso si cambia canale ancor prima di darsi una risposta, ma fermandosi un attimo si riesce a rendere più limpida l’immagine, a scandire meglio le “solite” parole, le frasi fatte che si conoscono a memoria: “E’ morto per la Patria”…”Onore all’ennesimo figlio d’Italia immolatosi per la causa nazionale”…”Siamo vicini alla famiglia”. Ma quelle facce tristi non fanno che suggerire una domanda semplice: ma perché si continuano a mandare centinaia di giovani in Afghanistan? Per difendere cosa? Per raggiungere quale obbiettivo? La risposta più “alla moda” usata dai signorotti delle istituzioni è che la missione Isaf in Afghanistan e quella in Iraq rispondono al bisogno mondiale per la difesa contro il terrorismo, mentre dal mio punto di vista è solo una guerra a scopo di lucro e l’Italia è presente solo per favorire gli interessi della gente presente nelle istituzioni. Tuttavia questa presenza ha un costo, oltre che in termini umani, anche in termini economici molto rilevanti con le spese militari. A fronte dei continui tagli alla spesa sociale, alla scuola, all’assistenza, crescono i costi per mantenere all’estero le truppe militari. Strano, perché in economia le esportazioni portano guadagno e le importazioni spese. Qui alla voce “esportazione di democrazia” le cifre sono esorbitanti. Eccezioni. Eccezionali eccezioni.


Cosimo melechì



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